Macchine per uccidere
"Sono nato nella foresta. I miei genitori sono vissuti e morti qui. Qui hanno cresciuto la nostra famiglia. Qui ho cresciuto la mia famiglia. C'erano animali da cacciare, c'erano pesci nei torrenti, c'erano frutti. Ma da quando è arrivata la soia, intorno al 2004, prima in piccole coltivazioni e più recentemente su scala industriale, noi indigeni viviamo nell’angoscia.
La propaganda governativa promuove l'agricoltura industriale, dicendo che genera reddito e posti di lavoro. È tutta una bugia. Non crea posti di lavoro, perché è tutto meccanizzato.
Le macchine abbattono la foresta. Le macchine seminano. Le macchine raccolgono. Le macchine caricano il grano sui camion. Le macchine lo portano dai camion alle navi che lo porteranno all'estero. Le macchine fanno tutto, così non c'è bisogno degli esseri umani.
Stiamo assistendo alla distruzione della nostra foresta, alla morte dei nostri animali, alla scomparsa dei nostri frutti, delle medicine native che ci curavano".
PAULO DA SILVA BEZERRA
VILLAGGIO AÇAIZAL, MUNDURUKU DEL TERRITORIO INDIGENO DELL'ALTOPIANO, CITTÀ DI SANTAREM, PARÁ, BRASILE
Foto: Mauricio Monteiro Filho/CIWF